Quando nulla ti appaga

Di Mariangela Mincione

Guardo l’orologio sono ancora le 14.00, faccio in tempo a vedere l’ultima puntata di Inventing Anna. L’appuntamento è fissato per le 16.00 al bar sotto casa. Penso che forse dovrei riguardare le domande che avevo preparato la scorsa settimana ma poi mi dico: lascia stare le domande, conoscila, osservala, falla parlare più che puoi, di tutto, di cosa ha fatto ieri a ferragosto, come sono andate le ferie, con chi le ha passate, la famiglia, gli amici, il lavoro… Accendo Netflix e mi lascio alle spalle ciò che avevo impostato: devo scrivere quello che sento. Inventing Anna è la storia di una ragazza di origini russe che vive parte della sua infanzia e adolescenza in Germania per motivi legati al lavoro del padre. Isolata dai suoi coetanei, ritaglia il suo sogno dalle riviste di moda e a 24 anni si ritrova a New York fingendo di essere una ricca ereditiera. Vive in hotels di lusso ed è a un passo dal convincere alcune tra le banche americane più prestigiose a concederle un prestito da quaranta milioni di dollari per aprire una fondazione d’arte.

Anna esiste, ora è in carcere per truffa.

Sono le 15.50, scendo.

Il bar è ancora chiuso, il personale ha lasciato i tavoli all’aperto segnale che prima o dopo aprirà e ne occupo uno, il più isolato sotto un albero. Poggio lo zaino sulle gambe, lo apro per prendere il cellulare e mi chiedo chissà come andrà. Ho portato tutto: taccuino, penne e il computer per registrare qualora lo concedesse.

Eccola la vedo arrivare: una donna dall’aspetto giovanile, alta, magra, è curata mi dico con un pizzico di stupore.

“Laura? Ciao, piacere”

Non abbiamo fretta di consumare, possiamo aspettare l’apertura del bar e intanto sederci a parlare.

“Come stai?” le chiedo. Si toglie gli occhiali da sole, ha grandi occhi neri e bagnati.

“Bene dai” mi risponde chinando la testa e abbassando lo sguardo.

Iniziamo a parlare del caldo e menomale siamo sotto gli alberi, sì lo scelgo apposta, adesso nel quartiere si sta bene, molti sono fuori, si trova perfino parcheggio, da quanto abiti qui?, bello avere mamma vicina, eh sì andava lei a prendere Federica all’uscita di scuola, sai io con il lavoro…

Federica. Federica è il motivo per cui siamo una difronte all’altra.

Quando era piccola abitavano a Torre Maura ma le scuole le ha fatte a Centocelle, così mia madre poteva andare a prenderla. Non ho mai voluto assumere baby sitters. Non mi fidavo. Sono una mamma molto apprensiva lo riconosco, è stata dura, dovevo stare attenta a tutto.

Quando Federica aveva un anno hanno scoperto che soffriva d’asma ed era allergica a latte uova e derivati, grano… vent’anni fa non era come adesso. Trovavo poco e molto caro.

Quando iniziava a crescere, mi chiedeva di restare a pranzo o rimanere a cena da un’amichetta e avevo paura, cercavo sempre di far venire gli altri a casa nostra. Ma lei era bravissima fin da piccola, sapeva tutto quello che poteva e non poteva mangiare. Quando guardava gli altri bambini mangiare un gelato soffrivo per lei e corri! a comprare un ghiacciolo…

È un fiume che scorre Laura, sorride spesso mentre parla, fa poche pause ma non è né agitata né nervosa. 

Posso appuntarmi alcune cose mentre parli? Sì va bene ma capisco che non è momento, che avrei trasformato una conversazione in un interrogatorio e avrei negato ad entrambe la spontaneità. Ma no guarda c’ho ripensato le dico ma sì! Tanto ci possiamo incontrare di nuovo aggiunge lei.

Chi ti ha aiutato?

La famiglia, gli amici, tutti mi sono stati vicini.

Anche il quartiere si è dimostrato sensibile…

Sì è vero, questo quartiere lo è, la gente normale lo è.

Che vuol dire normale?

Normale! Qui si sta bene, hai una casa o puoi pagare un affitto, la sera adesso ci sono tanti locali, vai a berti qualcosa con gli amici e spesso se frequenti gli stessi locali ti riconosci e inizi a salutarti anche con chi non sai come si chiama e la volta dopo ti presenti.

Però sai io lo capisco… dopo avermi fissata per pochi secondi abbassa di nuovo gli occhi.

Cosa?

Quando incontri una donna come me per strada e la riconosci, provi imbarazzo, le persone non sanno che dirti… ma che ti possono dire? Le capisco…

Cosa puoi dire a una madre che ha perso la figlia di sedici anni?

Federica esce di casa una sera, faceva freddo ricorda Laura, molto freddo. Dodici gennaio di cinque anni e mezzo fa. Io se avessi potuto l’avrei tenuta chiusa in casa dice in sottofondo.

Avevano un accordo madre e figlia quando Federica usciva la sera ogni ora mi doveva mandare un messaggio “sto bene ciao” basta solo questo le dicevo e quella sera guardo l’orologio, erano da poco passate le undici, mi dico si sarà dimenticata che faccio? la chiamo? Dopo qualche minuto mi squilla il cellulare “Chiamata Federica” ah che carina penso, si è dimenticata di mandare un messaggio un’ora fa e mi sta chiamando…

Era la sua amica. Federica era svenuta. Laura s’infila la giacca ed esce. Arriva sul posto, le altre persone avevano già chiamato l’ambulanza ma lei richiama ancora.

I suoi occhi non erano né completamente aperti né completamente chiusi.

Arriva l’ambulanza, la portano al Vannini codice rosso Aspettiamo in sala d’attesa, aspettiamo… poi escono i medici e… e Laura abbassa gli occhi.

Arresto cardiaco da shock anafilattico causato da una sostanza a cui Federica era allergica, nello shottino che stava bevendo con la sua amica in un locale a Piazza delle Gardenie. Federica era consapevole, l’ha detto tre volte alla barista che era allergica al lattosio.

Le ho chiesto se aveva più incontrato la barista sì al processo, quando è stata condannata. Era diversa rispetto a come la ricordavo, magra biondina… al processo aveva i capelli rasati ed era grassa… immagino stia soffrendo… non deve essere facile vivere con questo peso.

Sei arrabbiata? Le domando. Sì, sono incazzata e non tanto con lei ma con i proprietari del locale perché sono loro ad avere la responsabilità di tutto.

Laura sa che sto lavorando a questa pubblicazione legata alla manifestazione che parte dalla sensibilizzazione del bere consapevole.

Ti piace questa iniziativa? Sì, molto. Sono cambiate molte cose e molti modi d’intendere la vita e il divertimento. Molti giovani, soprattutto nel nostro quartiere, bevono per sballarsi. A chi non è capitato di ubriacarsi… ma è uno sballo aggressivo, non hanno responsabilità, molti non hanno obiettivi, sono persi…

Non hanno sogni.  Ribatto.

Vogliono il guadagno facile, indossano magliette orribili che costano 300 euro, hanno bisogno di dimostrare quello che non sono…

Ricchi? Sì, i ricchi veri non hanno bisogno di dimostrarlo.

Le chiedo se ha Netflix, no non ce l’ho, mi ritorna in mente la storia di Anna, le racconto chi è e cosa ha fatto Lei almeno aveva un obiettivo, una ragazza che arriva a quei livelli ha grandi capacità… Usate male però m’intrometto Certo, ma almeno aveva un sogno da realizzare.

Laura la morte cos’è, un’assenza? La morte di un figlio solo una madre la può capire, non trovo le parole… sono sempre stata più brava in matematica e sorride.

Federica è stata sepolta al Verano all’epoca c’era la Raggi, il Comune non concedeva più posti, io sono andata di persona a chiederne uno per mia figlia, sono stati tutti molto compresivi e sono riuscita a comprarlo.

Vai spesso a trovare Federica? Una volta a settimana… pensa vicino a lei ci sono tanti ragazzi, incontro tante madri, ecco con loro non c’è nessun imbarazzo, ci capiamo senza parlare, ho conosciuto anche la mamma di Pamela…

Non ricordavo il caso di Pamela La ragazza che è stata squartata e messa a pezzi in una valigia.

Ci sono madri che riescono a trovare la ragione di vita perché hanno altri figli

Federica era figlia unica. Hai mai pensato al suicidio? Sì certo! Quale madre non ci pensa dopo che perde un figlio? Ma non ne ha il coraggio e va avanti.

Un figlio diventa l’unica ragione di vita per una madre? No, non dico questo ma quando diventi madre e improvvisamente perdi un figlio… e inizia a sbattere di taglio la mano sul tavolino

Sei spezzata? Sì, continui la tua vita, continui a lavorare, riesci anche a distrarti qualche sera con gli amici, ma non ti appaga nulla.

Le parole forse le abbiamo trovate, penso. Quando nulla ti appaga.

Ci guardiamo in silenzio per qualche secondo, alzo lo sguardo verso il cielo, mi sembra si sia abbassata la luce e le chiedo Che ora abbiamo fatto? Sono le otto!

Si alza per pagare. Oggi offro io

berebene si puo
  • Titolo BereBene si può
  • A cura di Mariangela Mincione
  • Collana Entroterra
  • Isbn 978-2-931144-47-3
  • Cover Mariangela Mincione
  • Pagine 110
  • Uscita Novembre 2024
  • Costa 15.00
Disponibile su ordinazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Questa pubblicazione legata alla manifestazione Vinum fest - un calice di cultura, organizzata da Rete Imprese Castani nasce dalla volontà di quartiere di diffondere la consapevolezza del saper bere. Lo svago sano contro il malessere causato dall’eccesso e dall’assenza di controllo. Un invito a percorrere la consapevolezza del bere bene che parte dalla storia di Federica Stiffi, attraversa le competenze di due sommeliers e una psicologa e ci accompagna ai locali di quartiere che hanno aderito all’iniziativa. L’ultima sosta è dedicata al saggio Il Vino dove l’autore Edmondo De Amicis affronta gli effetti psicologici del vino, illustrando come esso agisca – quale potenza occulta – sull’intelligenza, sull’immaginazione e sul sentimento.

 
 

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